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Terapia di Coppia… dalla crisi al benessere

Mi piace pensare alla coppia come una realtà a sé, diversa e “altra” rispetto ad “un io e un tu” e, come tale attraversa fasi di sviluppo, momenti di passaggio e crisi e necessita di essere curata e nutrita. Come terapeuta di coppia, sono chiamata ad accogliere e farmi carico delle singole persone e ancor più della relazione che in uno specifico momento genera disagio e sofferenza.

Magritte “Gli amanti”

Da diversi anni lavoro con le coppie e le incontro quando sono in difficoltà.

Alcune chiedono aiuto per una crisi puntuale e recente. Raccontano di un tradimento, una malattia, un cambiamento lavorativo importante, il malessere esibito da un figlio, qualche elemento quindi che ha improvvisamente e profondamente modificato un equilibrio che sembrava acquisito e consolidato.

Altre portano difficoltà più generiche presenti da tempo, a volte da sempre.
I temi principali sono:
– incomprensioni, fraintendimenti e poca accettazione reciproca. Difficoltà di comunicazione, mancanza di dialogo e condivisione
– distanza fisica ed emotiva, calo dell’affettività e della sessualità
– delusione delle aspettative iniziali, diverso impegno e investimento nel legame
– difficoltà ad essere coppia dopo profondi cambiamenti come l’essere diventati genitori
– rapporti difficili con le famiglie d’origine o conflitti nella relazione con i figli.

 

Spesso mi riportano qualche accadimento che “ha fermato” i partner e li ha posti di fronte alla portata del disagio.

Quando siamo in coppia abbiamo principalmente: desiderio e bisogno d’affetto; desiderio e bisogno di stima. Queste due dimensioni si esprimono attraverso il riconoscimento di sé e dell’altro come degno di essere amato e apprezzato. Se queste due dimensioni non sono presenti e curate entrambe la coppia non sta bene.

Le coppie generalmente arrivano a colloquio parlando del dolore, la frustrazione e l’impotenza, la rabbia e la paura.

Se emerge la motivazione a intraprendere un percorso di coppia, mi raccontano anche del desiderio di stare bene e tornare ad un clima emotivo di serena tranquillità, fiducia e sostegno reciproco.

Allora con la coppia ci mettiamo in cammino, insieme, per comprendere bisogni e desideri, riscoprire risorse, rilanciare sulla cura della relazione con obiettivi condivisi.

Lutto e Perdita. Dal dolore all’elaborazione

Lutto e Perdita.

Il lutto è definibile come “lo stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza ”.

Quando parliamo di lutto ci riferiamo spesso alla morte di una persona cara ma esperienze dolorose di cambiamento e perdita possono riguardare diverse situazioni: la fine di una relazione, il licenziamento o il pensionamento, un trasferimento, un aborto.

Ogni esperienza di perdita può causare grande dolore, vissuti di vuoto e solitudine, disorientamento e abbandono. Tali vissuti vanno elaborati per tornare al benessere.

Elaborare il lutto significa dunque affrontare la perdita e il dolore connesso, accettarlo per trovare gradualmente un nuovo equilibrio, andare avanti e vivere serenamente la vita.

Nel 1969 la psichiatra svizzera Elisabeth Kübler Ross, pubblicava il libro La morte e il morire.
Davanti a ogni grande perdita e dolore, sosteneva la studiosa, le persone attraversano cinque fasi: prima lo shock e la negazione, cioè quel meccanismo di difesa che ci porta a non volere credere a ciò che è accaduto; dopo la rabbia, il desiderio di ribellione; poi la negoziazione, la ricerca di spiegazioni e soluzioni; dopo ancora la depressione, cioè una resa; e infine l’accettazione seguita dalla speranza.

Quando viene a mancare una persona cara, in un primo momento non c’è ancora la piena presa di contatto con il lutto e il dolore. E’ il tempo in cui spesso ci si deve occupare di questioni pratiche come l’organizzazione del funerale e spesso ci si protegge negando a livello emotivo l’accaduto. Di solito dura pochi giorni o settimane ma può accadere che si viva una particolare fatica ad affrontare la perdita che per questo viene negata in modo prolungato. In questo caso si parla di non accettazione della perdita.

Quando si realizza la perdita, che per lo più viene vissuta come priva di senso, subentra il dolore intenso che viene sperimentato a livello sia emotivo sia fisico (pianto, disorientamento, distubi psicosomatici) e si può arrivare a pensare che niente nella propria vita abbia senso. Emergono allora difficoltà, angoscia e rabbia rivolta verso l’esterno o verso se stessi.

Con il passare del tempo si può sperimentare una sorta di oscillazione tra negazione e realtà: la persona in lutto vive alternativamente momenti di profondo struggimento in cui è completamente immersa nel dolore e nel senso di vuoto accanto a momenti in cui tenta una ricostruzione della propria vita, di nuove motivazioni e nuovi ruoli. Queste due polarità si alternano prima per poi integrarsi. Quando invece restano cristallizzate sono alla base della faticosa elaborazione del lutto che si esprime sia nell’impossibilità di affrontare il dolore e ripensare alla perdita (rifiuto-negazione) sia nell’incapacità di accettare la separazione (depressione).

In momenti successivi, la persona che vive il lutto tenta di reagire all’impotenza cercando delle risposte o trovando soluzioni per spiegare o analizzare l’accaduto per poi giungere alla consapevolezza piena, razionale ed emotiva, dell’irreversibilità della perdita.

Per elaborare il dolore del lutto è necessario accettarlo, viverlo, attraversarlo. È necessario integrare la perdita nella propria storia perché la morte stessa assuma un significato anche ricostruendo una ritualità. L’elaborazione del lutto è dunque un processo di adattamento alla perdita. Inoltre spesso emerge la necessità di lavorare sulla ridefinizione delle relazioni familiari, dei ruoli, dei legami e delle comunicazioni. Ciò aiuta a dare senso alle esperienze, a superare non-detti, incomprensioni e conflitti.

E’ necessario ristabilire una connessione profonda con la persona defunta recuperando ricordi, emozioni e sentimenti. Lentamente si porta dentro di sé il ricordo e si acquisisce la consapevolezza che il rapporto con la persona cara non è andato perduto ma si è trasformato e continuerà a trasformarsi. Allora può avvenire una progressiva riorganizzazione dell’esperienza e un’apertura alle relazioni con altri, agli interessi e al futuro.

L’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) nei casi di lutto, favorisce l’elaborazione delle varie fasi favorendo l’emergere di ricordi positivi, l’adattamento alla perdita e la sua elaborazione.