FASE 2: la giusta distanza
Siamo entrati nella fase 2, quella di convivenza con il virus. Oggi siamo fortemente chiamati a riflettere su tempi e modi in cui entriamo in relazione con le persone, sulla giusta distanza da tenere per conservare uno sguardo benevolo e positivo su di noi e sull’altro, sul presente e sul futuro.
Dallo scorso gennaio la nostra vita è cambiata radicalmente. In poche settimane sono mutate abitudini, pensieri, paure.
Dall’inizio della diffusione del Covid-19 la Cina e a seguire molti altri paesi hanno preso la decisione di chiedere alla popolazione di restare in casa, di isolarsi.
Troppi i contagi, i malati a i morti.
Dall’8 marzo la Lombardia è stata chiusa. Sono state chiuse le scuole e a seguire sono state limitate fortemente le libertà di ciascuno. Dopo la dichiarazione dello stato di emergenza internazionale da parte dell’OMS e poi dello stato di pandemia si è parlato di Lockdown. All’Italia è stato chiesto di chiudersi, di isolarsi, di sospendere tutte le attività non essenziali.
Ci siamo ritrovati in casa davanti alla tv inondati da notizie ad aspettare il bollettino quotidiano della Protezione civile in attesa di qualche segnale positivo. Ci hanno chiesto di uscire solo per comprovate esigenze lavorative, per urgenze, per situazioni di necessità e per motivi di salute. Hanno vietato la possibilità di incontrare parenti, amici e colleghi.
Tanti sentimenti ed emozioni ci hanno accompagnati negli ultimi due mesi. Abbiamo sperimentato noia, ansia, tristezza, solitudine e possibilità di sentirci vicini in modi nuovi e un po’ originali. In alcuni momenti ci siamo sentiti troppo lontani e senza nemmeno la possibilità di sostenere, confortare o salutare persone care. In altri momenti abbiamo vissuto il senso di costrizione o angoscia per la convivenza forzata e continuativa in spazi esageratamente ristretti. Abbiamo affrontato lutti, perdita di affetti, di lavoro, di prospettive.
Dal 4 maggio siamo entrati nella Fase 2. Viene definito Fase 2 il momento in cui siamo usciti dalla quarantena ma nel costante rispetto delle norme di contenimento del virus. Il Covid-19 non scomparirà da un giorno all’altro: allentare le misure restrittive non significa poter tornare alla vita “normale” ma è necessario continuare a rispettare scrupolosamente le misure restrittive atte a contenere il contagio.
Nonostante questo stiamo sperimentando il desiderio, il bisogno e la necessità di un ritorno alle attività, alla possibilità di vivere lo spazio esterno, alle relazioni.
Tante domande si affollano nella mente. Ci interroghiamo sulla sicurezza, le regole da seguire, la giusta distanza da tenere dalle persone per sentirci vicini ma protetti, per non avere paura e restare in salute, per fare esperienze e recuperare motivazione ed entusiasmo.
Sulla scorta di queste riflessioni mi è tornato alla mente il dilemma del porcospino di Schopenhauer
“Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione […] Con essa il bisogno del calore reciproco viene soddisfatto in modo incompleto, in compenso però non si soffre delle spine altrui”.
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